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Pensioni: ai giovani un assegno di garanzia da 600 euro

Questa l’ipotesi messa in campo dal Governo durante il vertice con i sindacati tenutosi al ministero del Lavoro – Si pensa anche a ridurre il coefficiente per il calcolo contributivo – Nessun accordo sull’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.

Si è concluso il tavolo sulle pensioni tra governo e sindacati, tenutosi oggi, 30 agosto, presso il ministero del Lavoro. Tanti gli argomenti sul piatto del vertice che dà ufficialmente avvio alla cosiddetta “Fase Due” del confronto iniziato mesi fa: i giovani, la flessibilità in uscita, il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, la previdenza complementare, la rivalutazione delle pensioni dal 2019 e l’innalzamento dell’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita.

Al centro dell’incontro il tema dei giovani. Il Governo punta a garantire ai giovani, soggetti integralmente al sistema contributivo, un salvagente a cui aggrapparsi al momento delle pensioni. L’ipotesi è quella di introdurre un assegno minimo da 600 – 620 euro (ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota del l’assegno sociale), dando parallelamente la possibilità di accedere al trattamento pensionistico a 63 anni e 7 mesi. L’intenzione sembra essere inoltre quella di ridurre il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 volte l’assegno sociale a 1,2 volte.

Soluzione che sembra piacere ai sindacati: “Abbiamo registrato una disponibilità del governo ad affrontare i temi legati alla prospettiva previdenziale per i giovani e alla previdenza complementare”, sottolinea il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine del tavolo sulle pensioni.

Da evidenziare però che al momento non sono previste date, né decisioni: “Non è un problema urgente – ha spiegato Leonardi – va discusso e affrontato ma non è un punto urgente all’ordine del giorno perché riguarda giovani che andranno in pensione tra 20 anni”. Dal canto suo, Poletti ha ribadito: “Il tema è all’ordine del giorno, è in discussione e continueremo a discuterlo ma il problema non si configura domani mattina”.

Totale disaccordo invece sull’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Proprio su quest’ultimo punto sembra essersi realizzato un primo scontro tra i rappresentati dell’Esecutivo e quelli delle associazioni sindacali: C’è stata “un’ampia reticenza del governo sul tema dell’aspettativa di vita,” ha evidenziato Camusso.” Per noi – ha continuato – questo è un punto fondamentale perché non può esserci un doppio meccanismo penalizzante sull’aspettativa di vita, sia in termini di età che di rendimenti”.

Ma le trattative sono solo all’inizio: “Faremo altri incontri a settembre: il 5 sarà un tavolo tematico sul lavoro, il 7 pensioni e donne e il tagliando sui provvedimenti già emessi (Ape sociale), poi la settimana successiva il 13 settembre”, ha spiegato il ministro del Lavoro.

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