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Mps, Bankitalia: sulla crisi forti responsabilità della Fondazione

Secondo il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, l’ente ha voluto mantenere la propria posizione dominante anche quando non ce n’erano più le condizioni, “erodendo il proprio patrimonio e indebitandosi”

La Commissione di inchiesta sulle banche continua a concentrarsi sul Monte dei Paschi richiamando per la terza volta in audizione il capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, secondo cui, nella crisi dell’istitituo senese la Fondazione ha giocato un “ruolo significativo”.

Il motivo, secondo Barbagallo, risiede nel fatto che l’ente “ha inteso mantenere a lungo, anche quando non ce ne erano più le condizioni, una posizione di dominio comunque di rilievo, erodendo il proprio patrimonio e indebitandosi”.

In base a quanto affermato dal capo della Vigilanza della Banca d’Italia “gli effetti della congiuntura e in generale del contesto esterno sul bilancio della banca, di per sé già profondi, sono stati amplificati dai comportamenti gravi e fraudolenti posti in essere sin dal 2008 dai precedenti esponenti di vertice, che hanno indebolito gravemente la banca e ne hanno messo in discussione la reputazione”.”Tali comportamenti – emersi progressivamente grazie alle attività di verifica della Banca d’Italia e alle indagini dell’Autorità Giudiziaria – sono oggi al vaglio del giudice penale”, ha aggiunto Barbagallo, che ha specificato anche che: “i rischi finanziari hanno messo in grave difficoltà MPS; alla lunga, è stato però il rischio di credito che ne ha minato più in profondità l’equilibrio economico-patrimoniale”.

Per quanto riguarda le sofferenze, il funzionario ha ricordato che gli npl “hanno generato perdite nell’ultimo decennio per circa 26 miliardi”. L’istituto senese “raggiunge il picco di circa 160 miliardi di crediti nel biennio 2009-2010».

Alcune precisazioni sono state fatte anche sui debitori. Nel dettaglio, alla fine del 2016, Mps aveva Npl “ripartiti tra quasi 190.000 debitori, frazionati e distribuiti lungo tutto il territorio nazionale; per l’84 per cento essi riguardano imprese, in larga parte medio-piccole; i prenditori che hanno ricevuto prestiti singolarmente superiori a 25 milioni sono 107 e rappresentano, per ammontare, il 12,7 per cento del credito deteriorato totale”.

L’intervento del Mef potrebbe però salvare la situazione, dato che, in base a quanto precisato da Barbagallo, “risultano ora realizzati i presupposti per una decisiva “pulizia” di bilancio, attraverso la cessione del portafoglio di sofferenze”.

Nel corso dell’audizione non potevano mancare riferimenti ad Antonveneta e agli ex vertici della banca.

Sul primo tema, il capo della vigilanza di Bankitalia ha chiarito che: “Qui non si vuole dire che Antonenveta non abbia avuto un ruolo importante – ha chiarito -. Si dà l’informazione che, se guardiamo alle perdite sui crediti» sono «da tutto il territorio nazionale e non generati solo da ex Antonveneta”.

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