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Giovedì nero delle Borse: la guerra sui dazi spaventa i listini

Dall’Europa agli Usa investitori in fuga dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump di nuove misure contro la Cina. La Ue è salva ma non basta a ridare fiducia. Milano chiude a -1,85%. In picchiata Tenaris, giù Stm, Exor e Cnh. Si salvano solo Mediaset Campari e Yoox.

Giovedì nero delle Borse: la guerra sui dazi spaventa i listini

Giovedì nero per le Borse europee, che chiudono con pesanti ribassi, affossate dalla guerra commerciale che si profila fra Stati Uniti e Cina e dalla perdita di slancio da parte dell’economia della zona euro. L’andamento fortemente negativo di Wall Street imprime, nel pomeriggio, un’ulteriore spinta alle vendite, che poi si raffredda nel finale. Piazza Affari è la peggiore, -1,86%, 22.239 punti e ha quasi tutte le blue chip in rosso. Si salvano Mediaset e Campari, +0,49%. Piatta Ynap +0,05%.

Non molto distanti si fermano Francoforte, -1,7%; Parigi -1,38%; Madrid -1,49%; Londra -1,23%. A New York, in questo momento, Nasdaq, Dow Jones e S&P500 viaggiano tutti in calo di oltre un punto percentuale. Sale la preoccupazione in vista dell’annuncio da parte di Donald Trump di nuove tariffe contro la Cina, pronta ad attuare a sua volta ritorsioni. Gli Stati Uniti esenteranno invece per il momento una serie di alleati tra cui Europa, Australia, Corea del Sud, Argentina e Brasile dai dazi su acciaio e alluminio che entreranno in vigore stanotte.

In questo clima s’innestano dati macro in linea con le attese negli Usa, dove il super indice di febbraio conferma le aspettative; mentre in Europa la crescita perde slancio, segnando il punto più basso da 14 mesi, con l’indice Pmi di febbraio inferiore alle attese.

La giornata è ricca di notizie anche dal fronte delle banche centrali. Ieri la Fed ha alzato per la sesta volta il costo del denaro da dicembre 2015 e previsto tre ritocchi totali nel corso dell’anno. Ma i dubbi, su un possibile, ulteriore, aggiustamento, non sembrano del tutto fugati. Per quanto riguarda la BoE, il tasso è rimasto invariato, ma due dei nove membri del comitato di politica monetaria hanno votato a sorpresa per un’immediata stretta. Nel bollettino della Bce, pubblicato oggi, si legge infine che il consiglio direttivo “ha concluso che rimane necessario un ampio grado di stimolo monetario” per un’accelerazione dell’inflazione, e “continuerà a seguire gli andamenti del tasso di cambio e delle condizioni finanziarie”. La Bce intende “condurre acquisti netti, all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione”.

Il clima riduce la propensione al rischio e favorisce approdi più sicuri. I rendimenti obbligazionari risultano così in discesa, con il Treasury decennale al 2,82% mentre in Europa il Btp è all’1,8%, anche se lo spread con il Bund si allarga a 127.00 punti base (+1,36%), perché il decennale tedesco fa meglio. S’indebolisce leggermente l’euro sul dollaro, con il cambio a 1,23. Tira il fiato il petrolio, dopo il rally delle scorse sedute. Brent -0,69%, 68,99 dollari al barile.

In Piazza Affari il titolo peggiore è Tenaris, -6,12%, che opera e produce negli Stati Uniti. Dopo la notizia che una serie di Paesi saranno esclusi dai dazi, sul titolo si sono infatti moltiplicate le vendite. Secondo gli operatori quello che penalizza la società (ma anche Vallourec a Parigi), è l’esclusione dai dazi della Corea del Sud, dove ci sono i principali competitor di Tenaris, i quali sono, fra l’altro, sotto i riflettori per attività di dumping sui prodotti. La seduta è pesante per Stm, -4,79%, sempre penalizzata dall’andamento del settore tecnologico. Anche il Lingotto paga un prezzo alto in questa giornata: Cnh -4,01%; Exor -4,05%; Fiat -3,39%; Ferrari -1,64%. Chiude male Terna, -3,71%, dopo i risultati 2017 e la presentazione del nuovo piano strategico 2018-2022.

I bancari archiviano la seduta con grandi cali. I peggiori sono Creval -6,69% e Monte dei Paschi, -5,24% (2,64 euro ad azione). Quest’ultima ha smentito con una nota di avere allo studio aumenti di capitale e confermato gli obiettivi indicati nel piano di ristrutturazione che le ha permesso di avere l’aiuto temporaneo dello Stato. In controtendenza la Popolare di Sondrio, +3,21%, spinta dalla conferma della riforma da parte della Corte Costituzionale. Acquisti infine su Fincantieri, +4,94%, promossa “buy” da Banca Akros.

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