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Def: 10 mld di nuovi tagli per evitare il rialzo di Iva e accise

Oggi il Documento in Consiglio dei ministri: via libera subito alle nuove stime su Pil e deficit (migliori delle precedenti), mentre il piano di tagli e riforme arriverà venerdì – Le clausole di salvaguardia su Iva e accise, se scattassero, costerebbero lo 0,7% del Pil 2016-2018 – Possibili risorse per gli incapienti – Protesta dei sindaci

Def: 10 mld di nuovi tagli per evitare il rialzo di Iva e accise

Oggi alle 13 e 30 il Consiglio dei ministri si riunisce per discutere il nuovo Documento di economia e finanza e per decidere chi sarà il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, casella vacante dopo la nomina di Graziano Delrio a ministro delle Infrastrutture.

Il testo del governo sulla programmazione economica è fondamentale per evitare i rialzi di Iva e accise previsti da varie clausole di salvaguardia, che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno e che rischierebbero di azzerare il previsto rialzo del Pil. Secondo le ultime indiscrezioni, il documento dovrebbe prevedere almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica. 

Il Def conterrà anche previsioni economiche per il 2015 migliori delle precedenti: Pil a +0,7% invece di +0,6%, con un deficit che resterà comunque al 2,6% del Prodotto interno lordo quest’anno e leggermente sopra l’1,8% nel 2016, garantendo più margini di manovra. La riunione del Consiglio dei ministri di oggi darà il via libera al nuovo quadro macroeconomico, mentre bisognerà attendere fino a venerdì per leggere il piano nazionale di riforme che attua i tagli alla spesa, allegato al documento.

Se l’Esecutivo non riuscisse a sterilizzare il rialzo di Iva e accise, secondo Confcommercio, arriverebbero 54 miliardi di tasse in più in tre anni, di cui 13 solo nel 2016, mentre secondo i consumatori il rincaro costerebbe fino a 842 euro a regime a famiglia. L’impatto depressivo calcolato dal Mef è di una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali

Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno: l’Iva non aumenterà e, anzi, “se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere”. Il Premier starebbe accarezzando l’idea di destinare fondi freschi alle fasce più povere, quegli incapienti esclusi dal bonus degli 80 euro perché non guadagnano abbastanza da pagare l’Irpef. 

Il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrerà, ha annunciato il nuovo responsabile Yoram Gutgeld, sulla riduzione dei costi della macchina pubblica. Il Codacons suggerisce di partire dai 500 enti inutili che da soli costano come una manovra, 10 miliardi l’anno. Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche l’economista Roberto Perotti) dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall’accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega P.a. che vanno implementate.

Ma ci saranno anche controlli più stringenti sulle prestazioni sociali, a partire dagli assegni di invalidità, e un’accelerazione sui costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online. Proprio i sindaci, già alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest’anno, sono i primi a lanciare l’allarme sulla impossibilità di reggere altri tagli. Intanto giovedì ci sarà, ha ricordato Piero Fassino, una riunione delle città metropolitane per valutare il da farsi, mentre un altolà arriva anche sulla local tax, che il governo dovrebbe inserire nel Programma nazionale di riforma, e che non deve essere penalizzante per i Comuni.

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