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Comuni, dopo l’addio all’Imu, arrivano i rincari delle addizionali Irpef: ecco la mappa

Alla ricerca dell’Imu perduta, i sindaci cercano di rimpinguare le casse aumentando il tributo comunale sul prelievo Irpef in busta paga – Sono già quasi duemila su oltre 8 mila – Un quarto ha puntato sull’aliquota massima dello 0,8% senza esenzioni – Tra le grandi città svetta Milano, ma a soffrire sono i piccoli comuni, soprattutto in Veneto

Comuni, dopo l’addio all’Imu, arrivano i rincari delle addizionali Irpef: ecco la mappa

Come nel caso dell’araba fenice, il sacro fuoco purificatore che ha incenerito l’Imu vede rinascere, da quelle stesse ceneri, una creatura molto simile, diversa nella forma ma uguale nella sostanza. Il big bang dell’Imposta municipale unica ha, come previsto, obbligato i Comuni a inventarsi un degno sostituto per rimpinguare le casse dei municipi. La significativa differenza è che, invece di trovarsi in una casa di proprietà, questa volta la soluzione va cercata nelle molto più diffuse buste paga.

Alla ricerca di una controfigura per le scene pericolose, i sindaci hanno deciso di far ingrassare la tanto temuta addizionale Irpef, un tributo locale che si aggiunge alla tassazione nazionale del reddito delle persone fisiche. Ad aderire all’iniziativa, secondo la mappa pubblicata oggi su Corriere della Sera – sono già 1989 comuni su 8096. Un quarto di questi hanno deciso di aumentare le aliquote dell’addizionale adottate l’anno scorso. I municipi a scegliere una sola aliquota massima, pari allo 0,8%, e a non prevedere esenzioni per le fasce di reddito più basse sono 267. A far parte del club, tra gli altri, Biella, Campobasso, Chieti, Gioia Tauro, Messina, Rieti più un piccolo esercito di piccoli comuni, la maggior parte dei quali si trova in Veneto. Altri 164 municipi adottano sempre lo 0,8%, ma come aliquota ordinaria, salvo ricorrere a esenzioni. Nel gruppo c’è Trieste (esenzione fino a 7500 euro di reddito), Ascoli e Macerata (8500 euro), Rovigo (8619 euro), Cremona, Genova, Matera, Salerno e Sondrio (10 mila euro), Padova e Vicenza (15 mila euro).

L’anno scorso – fa notare il Corriere della Sera – ad applicare l’addizionale erano stati alla fine in 6610 per un incasso complessivo di 3,65 miliardi e un incremento del 25% rispetto al 2011, quasi quanto l’Imu sulla prima casa.

Tra le grandi città, Milano è la capofila. Per ripianare i conti, la soglia di esenzione è stata dimezzata, passando da 33500 euro a 15 mila. Nel capoluogo lombardo, le aliquote cambiano a seconda del reddito fino ad arrivare alla quota massima dello 0,8% sui redditi superiori a 75 mila euro.

Aliquote multiple anche ad Arezzo (esenzione fino a 13500 euro), Lecco, Reggio Emilia e Pavia (a partire da 15 mila euro), Lucca (soglia da 14 mila euro) e Santa Margherita Ligure (per redditi sopra i 40 mila euro). In tutti i casi, stando a quanto stabilito dal Tesoro, le fasce di reddito per le aliquote differenziate devono essere sempre le stesse: fino a 15 mila euro, da 15 a 28 mila euro, da 28 a 55 mila euro, da 55 a 75 mila euro e, infine, oltre i 75 mila euro.

Nella lista non figurano alcuni nomi eccellenti. Roma, Napoli, Firenze, Venezia, Palermo e Bari non hanno deciso di aumentare le aliquote dell’anno scorso. Non ancora.

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