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Cina e India non si fermano: nel 2018 la crescita prevista si porta a +6,3% e +7,2%

Se l’economia cinese ha superato le aspettative con una crescita del +6,9% trainata dal settore agricolo, l’India sta attraversando una fase transitoria di rallentamento (+5,7%), in particolare dovuta al settore manifatturiero.

Secondo le ultime rilevazioni della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, alla vigilia del Congresso del Partito comunista cinese che si apre in settimana, il PIL della Cina ha superato le attese ed è cresciuto del +6,9% anche nel corso del secondo trimestre 2017: mentre la crescita del settore industriale è rimasta stabile e quella dei servizi è solo marginalmente decelerata, la crescita del settore agricolo è salita dal 3% al 3,8%. Tra i servizi, l’accelerazione del settore dei trasporti e stoccaggio si è affiancata a un rallentamento degli altri comparti, in particolare del settore immobiliare e quello dell’intermediazione finanziaria. I dati sui profitti delle imprese e la dinamica dei PMI degli ultimi mesi hanno confermato che gran parte del miglioramento del settore industriale sia stato ancora una volta concentrato nel settore statale e delle grandi imprese. Se nel complesso gli ordini interni sono migliorati e la fiducia di imprese e consumatori è rimasta elevata, i dati reali hanno però evidenziato un contenuto rallentamento dell’attività economica nel corso dell’estate. L’intento, ribadito dalle Autorità cinesi, di limitare il rialzo dei prezzi delle case e, più in generale, di contenere i rischi finanziari, prelude a tassi più alti nei prossimi trimestri e a un rallentamento del credito che toglierà progressivamente sostegno agli investimenti. Rispetto alle previsioni, gli analisti rivedono al rialzo il profilo di crescita di due decimi, in linea con un primo semestre migliore delle attese, da 6,7% nel corso di quest’anno a 6,3% nel 2018.

L’inflazione dei prezzi al consumo, dopo essere oscillata per tre mesi tra 1,5% e 1,4%, è risalita a 1,8% in agosto. L’inflazione è attesa in lieve rialzo nei prossimi mesi, soprattutto nel comparto dei servizi: un effetto base favorevole, insieme al rientro dei prezzi di alcuni alimentari, dovrebbe comunque aiutare a contenere l’inflazione dei prezzi al consumo in media annua a 1,6% nel corso di quest’anno e a limitarne l’aumento a 2,3% nel 2018. In questo scenario, la sorpresa maggiore nel corso dell’estate è stata l’ulteriore apprezzamento del renminbi contro dollaro di pari passo al generale deprezzamento del biglietto verde, più marcato contro le principali valute. L’innalzamento del fixing e l’eliminazione di alcune misure a sostegno del cambio imposte nel 2016 fanno ritenere che le Autorità cinesi siano contrarie ad un ulteriore apprezzamento: ecco allora che gli analisti si attendono una moderata correzione del cambio USD/CNY fino a 6,70 per fine 2017 e a 6,90 a un anno, con oscillazioni nel range 6,50-6,90.

L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha abbassato di un notch il rating sul debito sovrano della Cina da AA- ad A+ il 21 settembre. L’agenzia ritiene che la forte crescita del credito, che prosegue da anni e non accenna a diminuire, abbia favorito un sensibile aumento del debito e dei rischi finanziari ad esso associati. Simili motivazioni sono state alla base del downgrading da parte di Moody’s ad A1 (equivalente ad A+) effettuato il 24 maggio scorso.

Se, invece, offriamo uno sguardo all’India, nel corso del secondo trimestre la crescita del PIL è ulteriormente rallentata dal +6,1% al +5,7%. I consumi privati, che finora sono stati il motore principale della crescita, sono decelerati in linea con l’ulteriore calo della fiducia dei consumatori. Il contributo del canale estero è stato negativo, mentre gli investimenti fissi, superato il calo tendenziale del primo trimestre, sono risaliti del +1,6%. Dal lato dell’offerta, l’accelerazione del settore dei servizi non è stata in grado di controbilanciare completamente il rallentamento del settore agricolo e del settore industriale, in particolare manifatturiero: nel corso dei mesi estivi i dati macroeconomici hanno evidenziato un aumento delle importazioni ma un rallentamento dell’attività, anche nel settore dei servizi, e un calo della fiducia che è stato più marcato per i consumatori che per le imprese.

Un effetto base fortemente favorevole e un ulteriore rallentamento dei prezzi degli alimentari e dei carburanti hanno fatto scendere l’inflazione dei prezzi al consumo fino a un minimo di 1,5% in giugno. Allo stesso tempo, l’inflazione al netto degli alimentari è scesa al di sotto del 4% da giugno per la prima volta da oltre due anni, creando spazio per un taglio dei tassi di 25pb che la RBI ha effettuato il 2 agosto. Il rientro di questi fattori favorevoli ha contribuito ad un aumento dell’inflazione fino a 3,4% in agosto e il trend rimarrà invariato nei prossimi mesi: l’inflazione è prevista a 3,4% in media annua nel 2017 e in aumento al 5% nel nel corso del prossimo anno.

Una crescita dell’economia più bassa delle attese nella prima metà dell’anno e rischi al ribasso sulla performance del settore agricolo e dei consumi inducono gli analisti a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2017 a 6,4% dal precedente 7,4%. Si ritiene che gli effetti frenanti derivanti dall’introduzione della GST siano transitori, come lo sono stati quelli della demonetizzazione, e che, grazie al sostegno della politica fiscale e a una moderata e lenta ripresa degli investimenti, l’economia possa tornare ad accelerare nei prossimi trimestri raggiungendo una crescita del PIL del 7,2% nel 2018.

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