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Dolomiti, la natura torna amica: scoperto un nuovo minerale

Dopo la tragedia delle ultime settimane, con i morti e le migliaia di ettari di boschi andati distrutti, in Trentino natura e uomo ritrovano la loro armonia: i ricercatori del MUSE di Trento hanno scoperto, in val di Fiemme, la fiemmeite – E’ la prima scoperta sulle Dolomiti dal 1815 – VIDEO.

Dolomiti, la natura torna amica: scoperto un nuovo minerale

Nelle Dolomiti devastate dal maltempo delle ultime settimane, che ha causato tra l’altro dei morti e la distruzione di migliaia di ettari di boschi soprattutto nel Bellunese, c’è spazio per una bella notizia. Riguarda anch’essa la natura, quella stessa natura ferita dagli ultimi eventi che ha regalato la scoperta di un nuovo minerale, a distanza di oltre 200 anni dall’ultima volta che se ne era rinvenuto uno sulle Dolomiti: si chiama fiemmeite, poiché è stato scoperto nella Val di Fiemme, nel Trentino orientale (una delle zone più colpite dalle alluvioni), da un gruppo di ricercatori del museo MUSE di Trento.

Il nuovo minerale è una vera e propria chicca, una specie mineralogica finora sconosciuta alla scienza. “Fino a oggi, i minerali noti alla scienza sono poco più di 5.000 – ha commentato Paolo Ferretti del MUSE -, non molti se paragonati alle specie viventi, che sembrano essere alcuni milioni. Trovare una specie mineralogica nuova è un evento molto più raro, dunque, rispetto a scoprire un nuovo essere vivente. Ad aggiungere eccezionalità a questo ritrovamento è il fatto che la fiemmeite proviene da un territorio, come quello dolomitico, in assoluto tra i più studiati al mondo. È dal 1815, infatti, che sulle Dolomiti non veniva riconosciuto un nuovo minerale”.

Il 1815 è l’anno della scoperta della gehlenite presso il Lago delle Selle (Monti Monzoni, Val di Fassa), ultima scoperta di rilievo se si escludono quelli già noti ma ridefiniti in seguito a recenti revisioni sistematiche, quali pumpellyite-(Fe3+), cabasite-Ca e dachiardite-Na. Il ritrovamento di nuovi minerali non è in sè una rarità assoluta – ogni anno in tutto il mondo vengono scoperti tra 100 e 200 nuove specie – ma è importante considerare che le Dolomiti sono oggetto dell’attenzione degli scienziati già dal ‘700: era infatti il 1792 quando venne dedicata al geologo transalpino Deodat de Dolomieu la dolomite, minerale dal quale poi presero il nome le Dolomiti stesse.

Con l’identificazione della fiemmeite, scoperta per la precisione nella miniera di San Lugano, nel Comune di Carano, un ulteriore elemento di unicità – questa volta mineralogica – si aggiunge a quelli di carattere geologico, paleontologico, geomorfologico e paesaggistico, sui quali si fonda il riconoscimento delle Dolomiti quali Patrimonio mondiale dell’umanità. Il minerale appartiene al gruppo degli ossalati, in questo caso un ossalato di rame idrato con formula chimica Cu2(C2O4)(OH)2•2H2O che cristallizza nel sistema monoclino. Senza entrare troppo nel tecnico, è caratterizzato da minutissime lamelle di colore azzurro ed è stato rinvenuto, in piccolissime quantità all’interno dei tronchi carbonificati che abbondano nella parte basale dell’Arenaria di Val Gardena, una formazione sedimentaria che si è originata in un ambiente fluviale circa 260 milioni di anni fa, nel Permiano superiore.

La scoperta e lo studio sono stati condotti dai ricercatori del MUSE Paolo Ferretti e Ivano Rocchetti, assieme ai colleghi dell’Università di Milano Francesco Demartin e Italo Campostrini, grazie alla guida attenta di un appassionato cercatore di minerali del posto, Stefano Dallabona (Gruppo Mineralogico Fassa e Fiemme). L’ufficializzazione è avvenuta da parte della commissione dell’IMA (International Mineralogical Association) che presiede alla nomenclatura e alla classificazione di nuovi minerali (CNMNC).

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