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Cibersecurity: moda e sanità più colpite delle banche

Secondo Yarix, centro di competenza per la cybersecurity di Var Group, le aziende di moda sono colpite da attacchi informatici più delle banche, mentre i record trafugati da sistemi sanitari hanno più valore di quelli relativi alle carte di pagamento

Cibersecurity: moda e sanità più colpite delle banche

Il Made in Italy è tra i marchi preferiti dai cybercriminali, al punto che nel nostro Paese le aziende di moda sono colpite da attacchi informatici più delle banche. Ma più ancora delle maison, è il settore sanitario il più bersagliato da chi lavora alla tastiera per rubare dati. Lo sostiene Yarix, centro di competenza per la cybersecurity di Var Group.

Secondo i dati forniti dall’azienda, nel 2016 gli interventi di informatica forense – scienza che si occupa di analizzare dispositivi digitali nell’ambito delle indagini sui cybercrimini – sono aumentati del 20% in Italia rispetto al 2015. Le intrusioni nei sistemi informatici delle imprese hanno riguardato soprattutto cinque comparti produttivi:

fashion (38%)
banche (22%)
automotive (18%)
food&beverage (12%)
chimico-famaceutico (10%)

Un capitolo a parte è quello che riguarda la sanità. Fra i cybercriminali i record trafugati da sistemi sanitari sono merce preziosa: in molti casi il loro valore supera quello dei dati relativi alle carte di pagamento.

“Nel 2016 il comparto sanitario ha fatto registrare il maggior numero di attacchi informatici a livello globale – spiega Mirko Gatto, fondatore e Ceo di Yarix – Se nel primo semestre 2016 il cybercrime è cresciuto del 9% rispetto all’ultimo semestre del 2015, la sanità in particolare ha subito l’incremento percentuale più elevato di attacchi (+144%) con finalità di furto dati ed estorsione. Anche in Italia si contano, ormai, numerose strutture sanitarie vittime di campagne di ransomware: così vengono chiamati i software nocivi che infettano i sistemi informatici, criptando i dati fino al pagamento di un riscatto”.

Anche per il comparto sanitario, la nuova frontiera del rischio informatico passa per l’Internet of Things (IoT). Grazie alla disponibilità di strumenti di ultima generazione, come smartwatch o smartphone, gli operatori sanitari hanno moltiplicato le possibilità di cura, anche a distanza. Altrettanto interessanti sono le prospettive per la ricerca, l’ottimizzazione dei costi e l’efficienza.

Un’opportunità rivoluzionaria, che tuttavia richiede di essere gestita sotto il profilo della cybersecurity: la possibilità che un criminale informatico abbia accesso al dispositivo di un paziente e possa spegnerlo, disporre dei dati o addirittura modificarli può avere conseguenze gravissime. È questo il caso dei pacemaker.

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